La Tigre celtica è tornata: pil +26,3%

Numero sbalorditivi sono stati forniti dall’Ufficio Centrale di Statistica di Dublino: l’Irlanda è cresciuta nel 2015 di una strabiliante percentuale del 26,3%. L’aumento del pil è stato così rivisto dal +7,8% precedentemente comunicato, il quale era già stato considerato un dato di gran lunga migliore rispetto a ogni altro pubblicato in Occidente e superiore alla stessa Cina.

Alla base della revisione record vi è l’effetto dello spostamento di sede per alcune società multinazionali proprio a Dublino, attratte dalla tipica tassazione leggera garantita dallo stato. Ma al netto dei profitti delle multinazionali, la crescita del pil sarebbe ugualmente impressionante: +18,7% dal +5,7% inizialmente stimato.

Non solo multinazionali per crescita Irlanda

A spingere il boom vi è stato il raddoppio delle esportazioni nette (+102%), quello della produzione industriale (+97,8%) e il +4,5% messo a segno dai consumi. Per effetto della fortissima crescita dei trimestri precedenti, nei primi tre mesi di quest’anno il pil risulta in calo del 2,1% sul trimestre passato, per effetto combinato di un +11,2% messo a segno dalle esportazioni nette e del -16,1% degli investimenti delle imprese. Il prodotto nazionale netto, però, che non comprende gli effetti degli utili delle multinazionali, risulta ugualmente in crescita dell’1,3%.

Su base annua, poi, la crescita del pil nel primo trimestre è stata del 2,3%, quella del pnl del 10,6%. Il ministro delle Finanze, Michael Noonan, ha dichiarato che le nuove cifre autorizzerebbero a prevedere una discesa del rapporto tra debito e pil intorno all’80% dall’88% precedentemente atteso.

Boom Irlanda sbalorditivo

Per quanto gli effetti del boom economico in corso siano molto meno radicali di quelli che saremmo portati a credere dalle cifre ufficiali, l’andamento degli indicatori macro appare certamente molto positivo. La disoccupazione nel paese è scesa al 7,8% a giugno. Era all’11,4% due anni prima. Quella giovanile resta relativamente alta al 15,3%, ma inferiore alla metà del tasso record toccato all’apice della crisi del debito sovrano nel 2012.

Dublino emette titoli di stato con rendimenti negativi fino alla scadenza dei 5 anni e decennali a meno di mezzo punto percentuale, nonostante nel 2011 abbia dovuto chiedere assistenza finanziaria alla Troika (UE, BCE e FMI) per 76 miliardi, a causa del tracollo finanziario accusato con la crisi degli anni precedenti. Dal piano di assistenza esce nel 2014, rappresentando per i creditori il migliore ed evidente caso di successo di un paese, che con riforme e politiche “market-friendly” è riuscito velocemente a risalire la china e a tornare a crescere. Certo, però, che il boom di questa fase non lo aveva previsto nemmeno il più inguaribile ottimista.

Fonte: Investireoggi

 

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